L’ennesima fine del Mondo

07 April 2025 _ News

L’ennesima fine del Mondo

Si, siamo sarcastici, ma per questi mari ci siamo già passati e anche stavolta non sarà diverso.

All’indomani della trionfale giornata, tutta trumpiana, del “liberation day”, i mercati hanno manifestato tutto il loro disappunto, soprattutto emotivo, al lungo elenco di dazi imposti dall’amministrazione americana.

Con tanto di cartello in mano, il presidente Trump mostra al suo pubblico la lunga lista di paesi (ne mancavano pochi, Russia e Nord Corea per esempio) sottoposti a “tariffe” punitive per essere stati scorretti nei confronti dell’economia Usa. Con grande magnanimità mette in risalto come i dazi imposti siano inferiori a quelli ricevuti che, va detto, sono calcolati in maniera molto fantasiosa poiché evidenziano lo squilibrio commerciale e non l’effettiva imposizione. In pratica gli americani consumano molto e importano molto più di quello che esportano.

Stridono le immagini soddisfatte del presidente e del suo entourage rispetto alle preoccupazioni di tutti i partner commerciali degli Usa nel Mondo.

I mercati hanno reagito male, dicevamo, in alcuni casi malissimo, anche sui listini americani. Nike, per esempio, già depressa di suo ha perso il 14% circa nella sola giornata di giovedì.

Ma la vera domanda che tutti si stanno ponendo è un'altra ed ha a che fare con scenari catastrofisti, da apocalisse globale, con sentimenti da fine del mondo. L’ennesima, tra l’altro, dopo le tante vissute, negli ultimi 8 anni, senza andare troppo indietro nel tempo.

Giova riassumerle brevemente:

  • 2018, prima amministrazione Trump e dazi verso la Cina. correzione del 17%;
  • 2020, epidemia Covid e Lockdown, correzione del 33.43%;
  • 2022, scoppio della guerra Russo-Ucraina, Correzione 17.55%;
  • 2024, paura recessione USA, correzione 8.75%.

 

 

Qualunque sia la crisi, il mercato trova sempre la sua via e la troverà anche stavolta proprio a partire dal -15% circa di correzione innescato dal controverso Trump e nonostante l’immersione nell’emotività più totale dove anche l’oro non offre rifugi (-4%).

Ciò detto, bisogna tuttavia essere chiari, le conseguenze delle nuove politiche doganali americane non sono affatto trascurabili.

I paesi più colpiti come il Vietnam, la Cambogia, la Tailandia e la Cina, rappresentano oggi la culla della manifattura globale, ne consegue che la pressione al rialzo dei prezzi potrebbe avere effetti inflattivi negli Stati Uniti quanto meno nel breve periodo con un rischio di recessione non trascurabile sebbene al momento improbabile.

Nel caso Europeo con dazi medi intorno al 20%, si sentiranno gli effetti in termini di rallentamento del tasso di crescita del PIL.

Per tutti la necessità di rimodulare le proprie esportazioni prendendo atto che il primo cliente del mondo, ovvero gli Stati Uniti, consumerà di meno.

Per i Paesi esportatori occorrerà sondare nuovi mercati, non basterà ma sarà meglio che niente.

Va detto, comunque che su tutto pesa la grande tendenza di Donald Trump al bluff temerario. Non a caso ha già dichiarato che in caso di ricezioni di offerte “fenomenali” sarebbe disposto a ridurre o togliere i dazi.

La sensazione è che stiamo entrando in una fase negoziale e che qualsiasi passo in questa direzione sarebbe interpretata dal mercato come una buona notizia con tutte le conseguenze del caso.

Nell’attuale situazione, quindi, è meglio mantenere una visione di medio termine restando calmi non cedendo a tentazioni di fuga dettate dai cali delle borse.

Resta il fatto che ogni volta che ci troviamo di fronte a crisi di volatilità con discese anche brusche dei mercati la fisiologica e naturale tendenza dei mercati è quella di considerarla, erroneamente, diversa dalle altre, più pericolosa, definitiva e senza speranze di salvezza.

Vale anche per la guerra dei dazi che è appena iniziata che a ben vedere somiglia molto alla discesa già sperimentata allo scoppio del Covid nel 2020. Fattori esogeni allora, fattori esogeni anche stavolta poiché sebbene il dazio sia un fenomeno di politica economica la sua introduzione è frutto di una decisione unidirezionale, esecutiva e non del tutto parametrata alle reali condizioni del commercio internazionale.

Vale la pena ribadire come i nostri portafogli siano strutturati, da un lato, per assorbire gran parte della correzione sulla parte azionaria e dall’altro beneficiare del ribasso dei rendimenti obbligazionari (tipici quando si addensano rischi recessivi) attraverso la salita dei prezzi obbligazionari.

La liquidità presente sui portafogli sarà fondamentale per sfruttare al massimo le opportunità che una discesa di questo tipo porta sempre con sé, nervi saldi quindi.

 

 

 

 

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